CHE SIA MEZZO VUOTO O MEZZO PIENO… POCO IMPORTA
Come al solito... non fai caso a quello che è veramente importante
L’aula è silenziosa.
L’odore di zaini consumati, termos di caffè e carta di quaderno riempie l’aria come ogni lunedì mattina.
Gli studenti sono lì, con lo sguardo mezzo acceso e mezzo spento, a metá tra lo stand-by e il reset.
Alcuni scrollano le ultime notifiche sul telefono, altri sono giá immersi nel "copione" della giornata: lezione, pausa, lezione, pausa… sopravvivere!
Poi entra lui. Il professore.
Non dice una parola. Appoggia la borsa sulla cattedra, lentamente.
Prende una caraffa e versa dell’acqua in un bicchiere trasparente, riempiendolo esattamente a metà.
Lo solleva, lo osserva in silenzio come se contenesse tutte le risposte sull’universo e la vita stessa, e poi... comincia a camminare tra i banchi.
Curioso… Non spiega nulla. Divaga. Non parte con la lezione. Fa domande a caso. Parla del tempo, un paio di battute sulla filosofia, discetta delle colazioni troppo care alla macchinetta.
Intanto… il bicchiere resta lì, nella sua mano, mentre tutti si chiedono:
"E questo, cosa sta facendo? Sará mica la solita menata sul bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno?
Poi si ferma.
Guarda uno studente. Un tipo normale, con la felpa tirata su e lo zaino ancora sulle spalle.
“Tienilo tu” dice porgendogli il bicchiere.
Lo studente, un po’ sorpreso, lo prende.
“Ma... cosa devo fare?”
”Solo tenerlo. Così. Senza appoggiarlo.”
Facile. Nessun problema.
Il bicchiere pesa nulla, dopotutto.
Passano i minuti.
Il prof continua a parlare con il resto della classe come se niente fosse ma lo sguardo dello studente comincia a cambiare.
All’inizio ride.
Poi si sistema meglio sulla sedia.
Poi cerca di cambiare posizione.
Dopo 10 minuti il braccio comincia a tremare.
Quindici minuti e l'acqua sembra pesare più di un sacco di cemento.
Venti minuti e il ragazzo ha il viso contratto, il braccio rigido, le spalle tese come corde di violino.
“Posso appoggiarlo?”
La voce si incrina tra il dolore e l’imbarazzo.
Il professore finalmente si gira e annuisce.
”Certo. Nessuno ti ha mai chiesto di tenerlo sollevato per sempre.”
Silenzio. Quello vero.
Quello che arriva quando capisci che la lezione non è sul programma, ma su di te.
Poi, con calma, si rimette alla cattedra.
Guarda tutti e parla….
“Nessuno vi chiederà mai quanto pesa il vostro bicchiere.
Ma vi accorgerete, troppo tardi, di quanto a lungo lo avete tenuto.
Le persone, le preoccupazioni, i sensi di colpa, le aspettative…
All’inizio sembrano leggere.
Poi cominciano a fare male…e alla fine vi svuotano.”
Pausa. Poi aggiunge:
“Sapere quando è il momento di appoggiare quel bicchiere…
...non è debolezza. È intelligenza e spesso… sopravvivenza.”
É molto probabile che tu conoscessi giá questa storia
Io non la conoscevo 20 anni fa ed evidentemente neanche tutti gli altri partecipanti a quel corso perché rimanemmo tutti di pietra quando ci rendemmo conto che ognuno di noi aveva “bicchieri d’acqua” che stavamo tenendo sollevati da troppo tempo
Che tu la conoscessi o meno…
non aspettare di tremare…. non aspettare di crollare.
Hai qualcosa che stai portando da troppo tempo?
Un pensiero, una relazione, un dovere che nessuno ti ha chiesto di assolvere?
Potrebbe anche essere solo un desiderio taciuto di cominciare a fare qualcosa che non ti sei mai sentito pronto ad iniziare
Chissá che leggere questo breve racconto non ti abbia fatto pensare che oggi potrebbe essere il giorno perfetto per decidere… di appoggiarlo
Un abbraccio
Massimo