CONOSCI JUAN? LUI È “POVERO MA ONESTO”… E INCAZZATO COL MONDO
Se quello che fai non funziona… fai qualcos’altro
Non so se capita solo a me ma… sempre piú spesso mi succede una cosa strana: quando parlo con certe persone, sembra quasi che debba scusarmi per essere riuscito a raggiungere una certa tranquillitá economica.
Il fatto che io alle 10 sia al Bar della Carmen a fare colazione mentre la gente intorno a me corre come se fosse inseguita da un agente del fisco, mi identifica come “quello ricco”, quello diverso, fondamentalmente… quello un po’ sospetto
Sí perché… chiariamo subito questo punto: se metti insieme 4 soldi ed esci dal sistema… è ovvio che hai fatto qualcosa di esecrabile, quel genere di cose che nessuna “persona onesta” farebbe mai… sicuramente qualcosa di furbo ma piú probabilmente qualcosa di poco etico…
Juan lavora come rappresentante per una marca di caffè locale. Tutti i Venerdí mattina arriva con il suo furgoncino con le portiere “sponsorizzate”, scende di corsa, scarica qualche scatola di caffè, la consegna a Carmen mentre prova a intavolare due chiacchiere sul nulla e poi riparte: ha mediamente 30 clienti al giorno da servire, un divorzio sulle spalle, 2 cani, una nuova moglie e non deve avere un televisore perché… in 6 anni che lo conosco mi sembra che sia giá al terzo figlio.
Ogni tanto ha un giorno tranquillo e riesco ad invitarlo a bere uno di quei caffè che consegna da anni e non ha mai tempo di bere.
Non mi dice mai di no ma non credo che sia per piacere: ho l’impressione che per lui io sia quello “che poi la sera ho qualcosa da raccontare”.
Juan vive con una ferma convinzione di essere inchiodato in una situazione economicamente ballerina perché… è onesto… e se ne fa quasi un vanto, vedendo se stesso come frontalmente ed eroicamente contrapposto a chi stá meglio di lui… un coacervo di gente spregevole a cui, credo, lui mi assimili come esempio incontestabile.
Lo dico perché, indipendentemente che si finisca a parlare di famiglia, di lavoro, di soldi, di politica o di emorroidi, curiosamente ogni volta, immancabilmente, arriva il momento in cui lui si alza, scuote la testa sconsolato mentre giá si avvia verso il suo furgoncino e mi saluta sempre con un mesto… “tanto non puoi capire”…
Beh certo… cosa vuoi che capisca una persona che in un dato momento della sua vita passava le sere a bussare alle cucine dei ristoranti per chiedere se avevano degli avanzi per il cane… anche se il cane non lo aveva?
Come vuoi che possa provare empatia qualcuno che ha girato il mondo accettando qualunque lavoro, a volte mangiando l’immangiabile e spesso dormendo in posti dove neanche i topi venivano a riposarsi
Ti sembra possibile che alberghi un afflato di umanitá in un soggetto cosí strano che per anni non ha conosciuto ferie o week-end?
Chiaro… “non posso capire”!
Conosci la storia di Leonardo Del Vecchio?
Cresciuto senza padre e mandato in orfanotrofio, a 14 anni lavorava già in fabbrica.
A 26 fonda Luxottica. Un colosso globale con cui ha creato posti di lavoro, ricchezza, innovazione.
Eppure, per anni, gli “Juan” di tutto il mondo, lo hanno guardato con diffidenza: doveva esserci per forza qualcosa che non tornava!
C’è questa idea diffusa: se qualcuno diventa ricco, benestante o anche semplicemente non dipende piú da uno stipendio… deve per forza aver tolto qualcosa a qualcun altro.
Permettimi di dirti che questa è crassa ignoranza, quel tipo di “forma mentis” che piú che una maniera di pensare è una condanna all’irrilevanza, perché non è così che funziona l’economia: non è un gioco a somma zero.
Se un imprenditore crea un’azienda che funziona, non sta rubando: stá rischiando i suoi soldi e mettendo in gioco la sua vita mentre parallelamente genera valore… opportunità… ricchezza per sé ma anche per gli altri.
Chi ti deruba davvero non è chi ce l’ha fatta.
Sono le tasse fuori controllo.
Gli sprechi pubblici.
Le rendite parassitarie.
Un sistema che ti costringe a lavorare per 45 anni per poi darti una pensione da fame.
Chi fa debiti pubblici e lascia il conto alle generazioni future.
E vorrei aggiungere anche un’altra cosa che sembra che parimenti costituisca colpa non emendabile: ereditare non è un colpo di culo… è il segno che qualcuno ha costruito qualcosa, che ha fatto sacrifici per offrire un futuro migliore a qualcun altro…. qualcosa che tu che fai un Cofidis per andare in vacanza non puoi capire.
Alla fin fine… se intorno a te hai delle persone care… forse preoccuparsi per il loro domani è ció che da un vero senso al prezzo che ti esige il risparmiare e creare un patrimonio
La cosiddetta onestá di cui tanti si ammantano per giustificare uno economico precario, forse, e dico forse… non dovrebbe identificarsi banalmente solo in qualcosa come “non rubare un portafoglio in autobus”…
Io credo che dovrebbe intendersi come la capacitá morale di guardarsi allo specchio e domandarsi se non si abbia qualche responsabilitá personale per quello che si è e se non sarebbe meglio imparare qualcosina da quelli che… “non possono capire”
Perché, dal mio mai richiesto e assolutamente opinabile punto di vista, la vera domanda a cui oggi bisognerebbe essere capaci di darsi una risposta “onesta” è: “Voglio ridurre la povertà o solo colpire chi sta meglio?”
Perché se il problema non è la disuguaglianza, ma il fastidio che qualcuno sia arrivato a star meglio di te… allora la tua non è giustizia: é solo invidia.
Poi la vita è tua e fai come vuoi ma se continui a ragionare così, resterai sempre irrilevante e a continuare a vivere nella tua falsa illusione di essere migliore perché sei… “onesto e in pace con la coscienza”.
Peró… sai cosa? Lo siamo anche noi che “non possiamo capire”, ma… alle 10 facciamo colazione dalla Carmen.
Un abbraccio
Massimo